Questa breve premessa cerca di inquadrare l?attuale cultura del progetto all?interno di un quadro storico più ampio, dove la sua molteplice identità può trovare la giusta chiave di comprensione.

Il design nell?epoca della globalizzazione

La grande Esposizione Internazionale concentra la sua attenzione sulla centralità del design, della formazione e della sua promozione nell?epoca della globalizzazione. 

Un?epoca dove l?innovazione e la creatività, tecnologica e funzionale, hanno per la prima volta acquistato un ruolo strategico all?interno dell?intera economia mondiale. Non più destinato a un mercato di èlitte il design si trova oggi al centro di un fenomeno espansivo del tutto nuovo.  

Sotto la pressione della concorrenza internazionale l?intero sistema produttivo si trova difronte all?urgenza di rinnovare continuamente il proprio catalogo, la propria offerta merceologica, l?immagine, i servizi, la promozione, l?aggiornamento tecnologico e tipologico. In altre parole ha necessità di quella energia di ?innovazione? che il design, la creatività e la ricerca tecnologica possono fornire. 

Per questo motivo nell?ultimo decennio, nei paesi industrializzati e soprattutto in quelli in via di industrializzazione, è cresciuto in maniera esponenziale il numero delle scuole, delle organizzazioni e delle società che forniscono questa energia innovativa; non soltanto come funzione di supporto all?industria, ma come territorio per nuove economie concorrenziali.

La globalizzazione infatti non ha prodotto una omologazione merceologica e culturale, ma al contrario ha creato un sistema diffuso di mercati locali in conflitto tra di loro, creando uno scenario che attraverso la Cina, l?India, la Russia, L?Europa, il Sud America e l?Australia opera alla ricerca di modelli originali di sviluppo.

Questa domanda di continua innovazione, come condizione di sopravvivenza dell?apparato produttivo, sta producendo un mercato molecolare in continua trasformazione; un mercato che non può essere programmato, gestito o controllato.

La civiltà merceologica

La Civiltà Merceologica che ci circonda esprime sia uno stato di anarchia e di saturazione, sia un livello nuovo di libertà individuale che si esprime attraverso il lavoro post-fordista, l?auto-imprenditorialità, la ricerca dell?impensato.

Questa complessa realtà del XXI secolo non è stata ancora adeguatamente  indagata né rappresentata nella sua dimensione mondiale; la nostra cultura del progetto, erede in gran parte dell?eredità dei modelli del secolo precedente dove il progetto era concepito come portatore di ordine e di razionalità, trova difficoltà a misurarsi con questo plancton in continua evoluzione, che non si proietta verso un progresso condiviso, ma piuttosto verso una ?espansione? priva di un orizzonte di riferimento.

Il design come nuova professione di massa

Definire il design come nuova ?professione di massa? non ha nessun significato negativo, ma indica al contrario una espansione quantitativa, che fino a oggi non è stata né catalogata né adeguatamente interpretata. Le figure dei Maestri non sono destinate a scomparire ma a rifondare il proprio magistero in un contesto mondiale del tutto diverso. 

La grande Esposizione Internazionale 2016, organizzata dalla Triennale di Milano può essere occasione per confrontarsi per la prima volta con questo fenomeno storico, sia attraverso le diverse Partecipazioni Nazionali, sia attraverso cicli di incontri tematici che Convegni internazionali.

Particolare attenzione verrà dedicata alle nuove esperienze didattiche, alle tecnologie di modellazione elettronica, ai nuovi materiali, alla relazione tra mercati di massa e produzioni locali, alle esperienze del design eco-compatibile.

Design e metropoli

La città contemporanea trova grandi difficoltà a accogliere e stabilizzare il continuo mutare delle funzioni e delle attività prodotte dall?economia creativa; per questo motivo il rapporto tra metropoli e design è profondamente cambiato. Se un tempo l?arredamento assolveva alla funzione di risolvere in maniera adeguata e definitiva le diverse attività abitative, commerciali e di lavoro, oggi il suo ruolo è quello di ?rifunzionalizzare? il tessuto urbano per adeguarlo ai processi dinamici del mercato globalizzato, trasformando, recuperando le aree industriali dismesse, assecondando i nuovi processi dinamici del lavoro terziario.

L?universo oggettuale, con la sua natura molecolare, ha la capacità di penetrare negli spazi interstiziali dell?habitat umano, migliorandone il rapporto culturale e funzionale con il proprio utente. Questa nuova dimensione scavalca il tradizionale limite arredativo del design, creando un universo di strumenti e servizi pulviscolari in grado di migliorare realmente la vita quotidiana. 

La città contemporanea, frammento di un territorio che, come dicono i filosofi, ?non ha più un esterno? è divenuta di fatto un grande aggregato di ?spazi interni?, micro-climatizzati, connessi in rete, dove le tradizionali tipologie funzionali non possono essere più riconosciute né stabilizzate.

Il territorio metropolitano, che nella Carta di Atene di Le Corbusier poteva essere immaginato per zooning specializzati è divenuto oggi una realtà opaca, dove lavoro, tempo libero e riposo si sono fusi, dove il progetto deve essere incompleto, provvisorio, disponibile a accogliere attività impreviste; come un computer che non non ha una funzione prestabilita, ma risponde in tempo reale a ogni funzione che viene richiesta. 

In questo processo metabolico l?universo oggettuale del design funge da lubrificante di un ingranaggio strutturale altrimenti rigido, specializzato, costituito dagli organismi architettonici, trasformandolo in un ?funzionoidi? flessibile.

Il l?universo oggettuale dunque rappresenta oggi l?indotto più evoluto della Rivoluzione Industriale, in una fase in cui la modernità modernizza se stessa e contemporaneamente si disarticola in eccezioni e varianti.

La formula della rete di sedi separate permetterà all?Esposizione Internazionale 2016 di rappresentare anche logisticamente la complessa realtà della cultura del progetto nel XXI secolo, la sua grande articolazione e soprattutto la sua incontenibile vitalità.      

Modelli di infrastrutture reversibili.

Un aspetto poco conosciuto ma di grande interesse tecnologico e territoriale è costituito dall?attuale offerta di infrastrutture reversibili in grado di realizzare e di smontare strade, ponti, porti, istallazioni, bey-pass, percorsi agricoli in tempi brevissimi. Una realtà a cui potrebbe essere dedicata una mostra tematica. 

Si tratta di un esteso campionario tecnologico di origine militare, sperimentato soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale e attualmente aggiornato con prodotti civili di alta tecnologia. Questa disponibilità tecnologica salvaguarda l?integrità del territorio e ne facilita le trasformazioni d?uso. Non dimentichiamo che i tracciati stradali producono segni in grado di sopravvivere ai tempi lunghi della storia; dell?antica Roma e dei suoi monumenti sono rimaste soltanto rovine, ma le sue strade consolari segnano ancora il territorio nazionale. 

Sarà interessante documentare antichi tracciati stradali primitivi e i sofisticati procedimento di incastro dei templi scintoisti dell?antico Giappone e le attuali ricerche sperimentali su questo tema.  

La reversibilità territoriale è una delle caratteristiche del XXI secolo, i modelli si ?urbanizzazione debole? sono il risultato del passaggio del ?confine?, rigido e definitivo, in ?limite? flessibile e elastico, che separa territori fisici e politici che un tempo risultavano radicalmente conflittuali (agricoltura e architettura, socialismo e capitalismo) e che oggi tendono a sfumare creando realtà tecniche e sociali molto originali.

Animali e metropoli

Una mostra tematica potrebbe essere dedicata al rapporto tra metropoli e universo animale; la Modernità del secolo scorso ha accentuato la tradizione ?antropocentrica? dell?occidente, escludendo qualsiasi presenza vivente che non sia quella legata alla presenza e all?attività dell?uomo.

Uno degli effetti della globalizzazione è costituito dall?influsso di altre tradizioni religiose e filosofiche, come l?India, che attribuiscono alla metropoli una ?ospitalità cosmica?, in grado di far convivere teologia e tecnologia, il regno dei morti e quello dei viventi, e soprattutto uomini e animali sacri, in un unico scenario dove niente è escluso e tutto si integra in una visione planetaria del territorio metropolitano.

La crisi dell?euro-centrismo apre la strada a forme di convivenza sconosciute, in grado di ampliare la nostra visione del mondo, troppo mono-logica.